creatività, Vivian Meier, genio, follia, talento, morte, vita

Ho visto un documentario su Vivian Maier (New York, 1º febbraio 1926 – Chicago, 21 aprile 2009) qualche giorno fa.
Una donna alquanto singolare, con un talento per la fotografia.
Del tutto casualmente anni fa un giovane laureato scoprì una grande artista acquistando una scatola per pochi dollari durante una vendita all’incanto.
Acquistò questa scatola piena di negativi (per gli under 20, i negativi non sono persone cattive o che non pensano positivo ma gli scatti fotografici impressi in una pellicola speciale che poi veniva sviluppata con acidi in ambienti scuri. Tutto in epoca pre-digitale) e questo dette il via alla scoperta di Vivian Maier.Una donna, una fotografa appassionata, che cela al mondo per tutta la vita il suo talento.
Non sono un critico d’arte quindi non esprimo giudizi in merito alla qualità dell’opera, anche se a me piacciono molti di quelli che ho trovato in rete prodotti dalla Maier, ma ci sono cose della vita di questa donna che mi hanno colpito.
La prima cosa è la solitudine che lei stessa sceglie per tutta la sua vita. Niente mariti, fidanzati amanti. Poi il suo carattere: i personaggi che la raccontano dicono che fosse un po’ cattiva. Non sempre, non con chiunque ma in genere aveva delle spigolature poco sociali diciamo. Il suo mestiere è stato quello di bambinaia. Abitata le case dei bambini di cui si occupava e si spacciava con origini francesi pur essendo nata a NY nel 1926.
E già, l’altra cosa sorprendete di questa storia è che la Maier era attiva come fotografa negli anni 40 del 900. era il periodo in cui le donne cominciavano ad ottenere i primi risultati dalle lotte avviate a fine 800 col movimento delle suffragette partito dell’Europa. Ma insomma diciamo che si era da poco conquistata la lunghezza della gonna al di sopra della caviglia. Non che questo avesse peso per Vivian Maier.
L’impressione che ho avuto seguendo il documentario e dalle letture che questo mi ha suscitato, è che non le importasse altro che di alcuni valori a cui si atteneva strettamente, e che cercava di impartire ai suoi bambini, e la fotografia. Anche se non pubblicò mai un solo dei suoi scatti.
Aveva tagliato i ponti con la famiglia d’origine e sembrerebbe ci fosse sotto qualche evento traumatico nato durante l’infanzia, che la portò ad aborrire qualsiasi contatto con il genere maschile.
Un tratto comune a tutti gli artisti è la curiosità e questa donna singolare lo possedeva. Girava per i bassifondi spesso trascinandosi dietro i bambini che aveva in custodia, per trovare soggetti interessanti da immortalare. Sperimentava, altra cosa distintiva di una persona creativa, autoscatti davvero inquietanti a mio avviso.
Cosa cercava nelle persone che fotografava? Io penso che cercasse una parte di se, una bambina smarrita o una l’aspetto da donna glamour di cui era carente.
Nessuno avrebbe visto mai i suoi scatti se non fosse stato per quel ragazzo che la scoprì casualmente, John Maloof per la cronaca, e noi avremmo perso un vero talento.
Perché si volesse celare non lo so, poca sicurezza delle proprie capacità forse, oppure non voleva rendersi nota (aveva cercato in tutti i modi di cancellare le sue origini). Però non ha mai buttato un rullino, un negativo, una foto. Per questo oggi abbiamo tanti suoi scatti.
E’ morta nel 2009, sola.
Ognuno ha i suoi motivi per condurre la vita come meglio crede e il tempo da ragione di tutti i talenti ma, mi chiedo, ha senso restare così nell’ombra e vivere gli anni della vecchiaia in povertà (sopravviveva grazie alle cure di alcuni suoi ex bambini) quando hai nel cassetto un così grande ricchezza? Non vale la pena di tentare, anche ricevendo qualche “no”, e vedere se c’è qualcuno che riconosce e apprezza il tuo talento?
Provare e rischiare questo è vivere.
E voi che talento nascondete al mondo?
Possiamo scoprirlo insieme. Contattami