Fablab, Catania, Media, La Sicilia

…e ne siamo Felici!
L’occasione è buona per fare qualche riflessione su quanto accaduto fino a questo momento. Riportiamo di seguito le riflessioni di Carmen* (senza censura, parolacce comprese. I più sensibili sono avvertiti ed eventualmente invitati a non proseguire la lettura) e aspettiamo le vostre.
Se volete leggere tutto l’articolo pubblicato su La Sicilia del 14 Aprile u.s. andate a questo link
“Quante cose sono mi sono accadute, ho fatto, ho pensato, ho iniziato, ho toppato, ho costruito in questi primi mesi del 2014.Tante. Questa è una memoria per fare il punto della situazione da condividere con gli amici che mi sono stati vicini.Sono rimasta ancora al concetto dell’anno che inizia a Settembre, come a scuola, e questo settembre 2014 si è concretizzato il progetto che avevo in mente da anni aprire un laboratorio per condividere idee, progetti, macchinari e, non ultima, la conoscenza dei singoli. Alcuni si sono avvicinati al mio progetto e l’hanno sposato aiutandomi a metterlo in pratica. Qualche mese fa ho aperto la mia prima società. A chi mi chiede quale sia l’ostacolo più grande rispondo con una parola: la burocrazia.Anzi più che la burocrazia è l’ignoranza dei burocrati. Nel senso vero che ignorano loro per primi le leggi e i codici da applicare per cui non c’è certezza dei tempi che sono necessari loro per darti le risposte. Ho acquisito competenze in materia, potrei fare lezione (e forse la farò: “come sopravvivere alla burocrazia”). Per esempio trovare un notaio che abbia voglia di redigere lo statuto di una startup innovativa, a Catania, non è stata impresa da poco. E non perché sia un atto diverso da altri piuttosto perché, per legge non devi riconoscere altro che le spese e nessun compenso. Capirai! Però alla fine l’ho trovata, si una donna. Altra conferma che alla fine ce la possiamo fare (le donne dico).A dicembre mi avventuro in un viaggio che sulla carta non aveva nulla di avventuroso: un giro negli States per andare a visitare altri laboratori come il mio e capire a che punto sono. Sono avanti, manco a dirlo. Sono così avanti che sono gentili e cortesi, ti spiegano e davvero vogliono condividere. In Italia un atteggiamento del genere ce lo sogniamo. Condividere? Seeeee quello che mio è mio, quello che è tuo è sempre mio. Ne conosco alcuni così a cui ho dato ingenuamente corda fino a che mi sono accorta che il loro unico intento era non costruire insieme ma prendere spunti. E va bè anche su questo ho acquisito competenze (farò una seconda lezione: “come evitare le persone stronze”).
Ma perché il viaggiostudio è diventato un’avventura? Bloccati a San Francisco, nostra ultima tappa del viaggio, per 5 giorni oltre la normale programmazione poiché nell’altro versante del paese infuriava una tempesta eccezionale che ha paralizzato tutto. -50 ° a New York, ultima meta prima di rientrare. Ma il problema non ci sarebbe stato se non si fosse aggiunta l’influenza. Bloccati in albergo senza poter girare ancora in questa città che pur essendo fantastica a me ha lasciato, per la seconda volta, l’impressione di grande divario sociale e culturale fra la gente che la abita.Più che Rio de Janeiro o Città del Capo. Forse l’unica differenza ai miei occhi è che nelle altre due città le porzioni di popolazione vivono in luoghi separati e pochi sono i posti dove avviene effettivamente una convivenza… a Frisco invece vedi persone ridotte ai minimi termini accanto ad altre dotate di accessori che da soli valgono un mese di stipendio (di quelli buoni). La cosa più angosciante è l’indifferenza degli uni verso gli altri. Non so forse ci si fa l’abitudine per sopravvivere o forse i secondi sono consci che i primi potrebbero essere loro da un momento all’altro.
Un posto speciale che genera meraviglia nei visitatori è ’Exploratorium Museum. Dedicato ai bambini e ai ragazzi ma gli adulti non rimangono meno stupefatti della semplicità con cui sono mostrati fenomeni fisici e materici. Si torna indietro con tante idee.Se partire è bello tornare lo è ancora di più. Dopo essere riuscita a raggiungere N.Y.C. in cui sono rimasta altri tre giorni chiusa in albergo perché il freddo pur essendo minore era pur sempre al di sopra delle mie possibilità fisiche (ovvero c’erano -16°. In pratica se aprivi bocca ti si congelava la saliva), finalmente il volo per casa. Si insomma quasi. Milano e poi Catania. E siamo a gennaio. I preparativi per il Fablab non si sono fermati.
La domanda di finanziamento è partita. La sede è importante. Un posto luminoso, visibile, aperto, e cosa non da poco con possibilità di trovare parcheggio. La piaga moderna è quella dei parcheggi, da voi non è così? C’è un posto di cui mi sono innamorata lo scorso anno. Ma per non voler sempre seguire il primo impulso penso sia meglio guardarsi intorno. Così vedo, giro, osservo, telefono. Posti improbabili dai prezzi impossibili. Alla fine il primo amore non si scorda mai vero? Scelta la sede: è vicina a diverse scuole superiori, è centrale ma non nel caos del centro storico, strisce blu a volontà e uno spazio antistante utile per mettere due sedie e un posacenere. Sono felice. Anche se richiede uno sforzo non da poco per risistemarla (e ancora non è finita ma ci siamo quasi).
Mi rammarico solo di una cosa di questi mesi, il tempo che non ho potuto dedicare a mio figlio. All’inizio lui quasi felice di non avere rotture di scatole genitoriali poi però ha iniziato a lanciare delle frecciatine…Sono più le volte che abbiamo ordinato le pizze la sera di quelle in cui ho cucinato. Anche gli intoppi eo i rallentamenti subiti non sono poi molto piacevoli, come ad esempio la lentezza della Telecom nel passaggio di gestore (si profila una bella causa e bono chiù) che mi lascia senza possibilità di telefonare per una settimana. Devo leggere qualche nuovo libro Zen per andare oltre… avete qualche titolo da suggerire?
E vogliamo parlare delle belle persone che ho conosciuto o rincontrato in questi mesi? Da quelle conosciute per esigenze di lavoro agli amici che curiosi volevano sapere cosa stessi combinando. E poi a Roma, Milano, Torino, Catania: persone nuove e meravigliose che credono nel loro lavoro; giovani che ambiscono (e forse ci riescono pure) a cambiare il mondo; amici che hanno mille consigli e qualche avvertimento. A tutti loro dico grazie. Infine nuove esperienze si aggiungono a questo mare di novità: una video intervista a scopo di ricerca (quanto mi sono divertita! Non credevo), un articolo sul giornale che parla di me e del mio progetto, persone che mi chiedono consigli su come fare per aprire un posto tipo il mio (terza lezione? “Come aprire un laboratorio tecnologicodigitale”). Tutto molto interessante, anche le esperienze poco piacevoli in definitiva ci dicono qualcosa, tutto nuovo, curiosa di tutto mi ci butto a capofitto.”