La mia esperienza con il mondo del Fablab e dei makers
Quando ho visitato per la prima volta un Fablab ero negli USA ed esattamente a Tacoma, Seattle (WA). Ricordo che l’auto che avevo a noleggio, un mastodontico pick-up, era facilissima da guidare ma complicata da parcheggiare, soprattutto per la scarsità di parcheggi autorizzati a me noti in quella città.
Chi mi conosce sa che se c’è una cosa che non faccio mai è parcheggiare dove non si può. Figurarsi all’estero ed in un paese come gli Stati Uniti d’America dove anche se fumi per strada rischi di beccare una multa.
Eppure non volevo farmi scappare quella occasione. Era il 2012, era inverno, a Seattle piove un giorno si e l’altro pure ma tutto questo non mi importava. Dovevo sistemare l’auto e andare a visitare il Fablab Tacoma. Avevo preso appuntamento con Stephen Tibbitts, il fondatore e direttore, sin da prima della partenza dall’Italia.
Decisi dopo diversi giri di accollarmi il rischio e lasciare l’auto in un piccolo spiazzo davanti ad un negozio di arredamento (credo fosse arredamento ma non ricordo esattamente). Il commesso o il titolare, non saprei, esce un secondo dopo che ho spento i motori per dirmi che li non posso stare.
Nel mio inglese fluente (ehm ehm) gli chiedo la gentilezza di 5 minuti, che poi diventerà mezzora, di sosta e gli spiego dove sono diretta: a poche decine di metri c’è la mia mecca.
Sarà che la mia faccia parlava per me, sarà che all’epoca sapevo essere più convincente il gentile signore mi accorda questi 5 minuti.
Lo ringrazio calorosamente e scappo via. Stephen mi accoglie con molta gentilezza e inizia ad introdurmi nel fantastico mondo dei maker e dei fablab, dei macchinari e dei software, della comunità e delle istituzioni.
Non vi racconterò i dettagli perché quello che volevo comunicare con questo lungo preambolo è l’amore e la passione per il progetto Fablab di cui fino a quel momento avevo solo sentito parlare e che riguardava soprattutto le università americane prima fra tutte il MIT di Boston capostipite del primo laboratorio di fabbricazione digitale condiviso al mondo.
In quello stesso viaggio, il cui vero obbiettivo era far visita a mio figlio che all’epoca studiava proprio a Seattle, ho visitato altri laboratori in quasi tutte le città visitate.
Tornando in Italia ho messo tutte le energie nel progetto di aprire un Fablab nella mia città. Ho conosciuto altri con la stessa mia idea, ho incontrato, ed anche rotto un po’ le scatole penso, ad altri maker e professionisti che in Italia avevano già avviato un Fablab o in qualche modo ne facevano parte:
Enrico Bassi, Francesco Bombardi, Sabina Cuccibar, Andrea Urbinati, Paolo Mirabelli, Massimo Menichelli, Massimo Banzi, Andrea Danielli, Michele Pizzuto, Stefano Varano, Massimo Temporelli, Giovanni Re e tanti altri.
Tutti mi hanno dato una mano. Il Fablab Catania ha così preso vita.
È stata un’esperienza fantastica per me e la comunità di maker che in questi otto anni si è avvicendata nella sede di Via Cifali. Non era per nulla fastidioso il rumore dei macchinari al lavoro. Realizzare le idee e i progetti di studenti, professionisti, aziende è stato sempre coinvolgente e appagante. Partecipare alla Maker Faire di Roma per due edizioni come espositori col progetto Dr-Jack, col fantastico gruppo che l’ha ideato (Alessandro Matera, Claudia Piccy, Giorgio Corriera per citarne alcuni) e poi anche a quella di NYC, grazie a ICE e al supporto di Andrea e Marco Lombardi, è stata un’emozione che non scorderò mai.
Così come poter far parte del progetto Campioni Digitali grazie a Riccardo Luna e diventare tutor per la Sicilia del progetto SheMeanBusiness organizzato da Facebook Italia.
Esperienze uniche che ho vissuto grazie al Fablab. Non so se riesco a ringraziare tutte le persone e associazioni con cui ho collaborato e che mi hanno aiutata in questi anni, anzi sicuramente non ci riuscirò.
Ora è il momento di voltare pagina. Il Fablab Catania chiude.
Due anni di pandemia hanno lasciato ferme le macchine, la sede si è svuotata, gli studenti, già in DAD da tempo, non avevano più voglia di sperimentare e neanche le energie per farlo, le aziende hanno richiesto sempre meno collaborazioni.
So che adesso ci si aspetta una ripresa e lo auguro di cuore a tutti quelli che continueranno a portare avanti l’idea di macchinari condivisi e progetti utili e innovativi. Sarò di sostegno e di supporto per chi volesse una mano a costruire un Fablab, così come altri lo sono stati con me. Mi auguro che ci saranno presto altri Fablab a Catania perché ho intenzione di diventarne assidua frequentatrice ma questo primo e unico Fablab cittadino non esisterà più.
Non ho perso il sogno è solo cambiato lo scenario.
Continuerò ad esercitare la mia professione di designer, di tutor McNeel, di Coach maker per le scuole. recentemente è nata una nuova passione per il mondo delle NFT. Continuerò a disegnare e produrre i gioielli speciali a marchio Carmelari brand che è nato più di vent’anni fa e che non ho mai abbandonato.
Il mio saluto va tutti i frequentatori del Fablab Catania e chi in questi anni ha creduto e collaborato al progetto di un laboratorio di fabbricazione digitale condiviso. Grazie!